Il carnismo
Il carnismo è l’invisibile credo che condiziona le persone a mangiare alcuni animali piuttosto che altri.
Ogni persona è infatti condizionata dalla propria cultura/tradizione. Lo dimostra come vengono etichettati, considerati e quindi trattati gli animali che vi sono quando si osservano culture ed aree geografiche differenti.
Per fare solo qualche mero esempio, in India vediamo che per molti è assurdo mangiare una mucca perché è un animale sacro, ma non ci sono problemi a mangiare un pollo. In medio oriente, nei paesi arabi, si è soliti invece mangiare senza problemi una mucca, ma si evita di mangiare il maiale. Negli Stati Uniti è quasi considerato un taboo mangiare carne di cavallo, ma si fa colazione con il bacon, carne di maiale. In Francia ed Inghilterra è invece molto comune la carne di cavallo, ma è considerato orrendo pensare di mangiarsi un cane mentre molti in Cina lo considerano un piatto come un altro, ma non sono soliti mangiare la mucca.
Diventa inevitabile riconoscere che queste distinzioni sono basate su aspetti culturali e quindi sull’abitudine, non su ragioni alimentari o etiche.
Nonostante questa frammentazione dimostri oltre ogni ragionevole dubbio la non oggettività di queste scelte, spesso ognuno considera la propria scelta razionale, mentre vede come inaccettabile quella di altri.
Questo comportamento viene normalmente dato per scontato o persino considerato una necessità. Ma se mangiare animali non è necessario, come non lo è per molte persone nel mondo oggi, allora evidentemente va considerato come una scelta.
Finché non siamo consapevoli dell’impatto che il carnismo ha su di noi non saremo in grado di fare una scelta libera per il nostro cibo.
Perché senza consapevolezza non c’è una vera scelta. Infatti pochi hanno la consapevolezza necessaria a fermarsi e riflettere sul perché ci si trova a coccolare un cane con una mano e mangiare un coniglio con l’altra.
Essendo il carnismo l’ideologia di gran lunga dominante, i suoi principi sono considerati di buon senso e semplicemente “il modo in cui vanno le cose”.
Ma questa ideologia comporta necessariamente violenza e sfruttamento verso gli animali in quanto la loro vita viene completamente pianificata – dalla riproduzione e quindi nascita, passando per il loro cibo meticolosamente calcolato per arrivare poi alla morte all’età ritenuta ottimale – sulla base degli interessi umani.
Tutto questo rientra nell’ideologia specista che attribuisce un diverso valore e status morale agli individui unicamente in base alla loro specie di appartenenza, senza riconoscere loro la possibilità di esser liberi.
In aggiunta, l’agricoltura animale è enorme causa d’impatto ambientale. Ecco alcune delle tante conseguenze:
– In generale: per ogni kg di carne che si ricava da un animale, lo stesso animale deve mangiare mediamente 15 kg di vegetali, appositamente coltivati. Ne consegue uno sfruttamento abnorme di terreni fertili accompagnato da spreco di energia, acqua ed un sempre crescente utilizzo di sostanze chimiche inquinanti.
– Gas serra: secondo WorldWatch, gli allevamenti animali e ciò che producono sono responsabili per il 51% delle emissioni di gas serra. Che è molto più delle emissioni di tutti i trasporti combinati, che ammontano al 13% (FAO 2006).
– Acqua: Il 70% dell’acqua utilizzata sul pianeta è consumato dalla zootecnia e dall’agricoltura (i cui prodotti servono per la maggior parte a nutrire gli animali d’allevamento). Mediamente 2.500 galloni di acqua sono necessari per produrre 1 kg di carne bovina.
– Deforestazione e desertificazione: Ogni anno scompaiono 17 milioni di ettari di foreste tropicali. L’allevamento intensivo non ne è la sola causa, ma ne è la principale: nella foresta Amazzonica l’88% dei terreni disboscati è stato adibito a pascolo e circa il 70 % delle zone disboscate del Costa Rica e di Panama sono state trasformate in pascoli.
Un terzo del pianeta è desertificato e gli allevamenti sono la causa principale.
L’agricoltura animale è responsabile della distruzione della foresta pluviale per circa il 91%. 1-2 acri di foresta pluviale vengono cancellati ogni secondo.
– Estinzioni: l’agricoltura animale è la principale causa di estinzione delle specie, delle zone oceaniche morte, dell’inquinamento delle acque e della distruzione degli habitat.
Stiamo assistendo all’estinzione di massa più grande degli ultimi 65 milioni di anni: un’estinzione di circa 50 specie al giorno.
Molte persone credono inoltre che una dieta senza cibo animale sia incompleta e non sostenibile. In realtà secondo svariati studi non solo una dieta a base vegetale è sostenibile, ma può anche prevenire malattie portando vantaggi per la salute.
Ad esempio nel 2009 una delle associazioni di nutrizionisti più importanti al mondo, l’American Dietetic Association, ha pubblicato una ricerca basata su centinaia (per la precisione, 256) articoli della letteratura scientifica degli ultimi anni.
La ricerca riconferma i risultati delle ricerche precedenti (2003 e 1996), secondo cui le diete vegetariane correttamente pianificate, comprese le diete totalmente vegetariane o vegane, sono salutari, adeguate dal punto di vista nutrizionale, e possono conferire benefici per la salute nella prevenzione e nel trattamento di alcune patologie. Le diete vegetariane (inteso in senso lato, quindi anche vegane) ben pianificate sono appropriate per individui in tutti gli stadi del ciclo vitale, ivi inclusi gravidanza, allattamento, prima e seconda infanzia e adolescenza, e per gli atleti.
Alla luce di tutti questi fatti, si può concludere dicendo che il carnismo è un sistema di oppressione basato sulla disinformazione che attraverso un esercizio ingiusto del potere causa danni evitabili a miliardi di individui e al pianeta.
Fonte: Giacomo Zoffoli
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