IL PROBLEMA DELL’UMANITA’

“Il problema del rapporto fra rapido accrescimento della popolazione e risorse naturali, stabilità sociale e benessere dei singoli, è oggi il maggior problema per l’umanità; resterà tale per un altro secolo, forse per alcuni secoli a venire. Si dice che il 4 ottobre 1957 è cominciata un’era nuova. Ma in realtà, se pensiamo a quanto si è ora detto, tutti i nostri discorsi di esultanza, dopo lo Sputnik, suonano fatui, forse assurdi. Per ciò che riguarda le masse dell’umanità, quella a venire non sarà l’Era Spaziale; sarà l’Era della Sovrappopolazione. Potremmo dire, parodiando una vecchia canzone: “Lo spazio di cui tanto sei ricco Basterà ad accendere il fuoco O penserà lo gnomo dello spazio A girare lo spiedo?” Evidentemente la risposta è no. Una colonia lunare può essere di qualche vantaggio militare alla nazione che la installa, ma in nessun modo contribuirà a rendere meno insopportabile l’esistenza, nel mezzo secolo che occorrerà a raddoppiare la nostra popolazione d’oggi, ai miliardi di creature che sulla terra proliferano e patiscono la fame. E anche se nel futuro sarà possibile l’emigrazione su Marte, anche se la disperazione inducesse un numero ragguardevole di uomini e di donne a scegliere un’esistenza in condizioni paragonabili solo a quelle che esisterebbero su un’ipotetica montagna alta il doppio dell’Everest, anche in questo caso, cosa cambierebbe? Nel corso degli ultimi quattro secoli un numero ragguardevole di individui lasciarono il Vecchio per il Nuovo Mondo. Ma a risolvere i problemi del Vecchio Mondo non bastò né quella dipartita, né il conseguente riflusso di materie prime e di alimentari. Allo stesso modo, non si risolverebbe il problema della crescente pressione demografica sul nostro pianeta imbarcando per Marte una limitata eccedenza di uomini (al costo, per trasporto e impianto, di diversi milioni di dollari a testa). Non risolto, quel problema impedirà la soluzione di tutti gli altri. Peggio ancora, determinerà condizioni tali per cui la libertà individuale e il rispetto fra gli uomini, e la vita in democrazia saranno impossibili, quasi impensabili.”

Tratto da “Ritorno al mondo nuovo” di Aldous Huxley, scrittore britannico laureato a Oxford in lettere e in scienze biologiche, umanista e pacifista, considerato in alcuni circoli accademici un leader del pensiero moderno e un intellettuale del più alto rango.

Fonte: Logica Convenzionalista

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