ZITTI, ASSERVITI, IDENTICI

Ad una dimensione organica, multiforme, libera della realtà vi abbiamo man mano sostituito una visione inorganica, uniforme, programmata. E mentre la logica della conformità ci trascina verso l’incomprensione di tutto ciò che è “diverso”, questa stessa logica si fa sempre più aggressiva e penetra dentro a ognuno di noi con sempre maggiore possanza. Perché ci si possa considerare come gli altri, oggi, non basta più indossare i vestiti che hanno tutti, o pensare come si deve, o comprare le auto del momento: occorre che il complesso dei nostri modi di essere sia reso facilmente riconoscibile da chiunque e facilmente classificabile dall’esterno. Tutto quello che ci riguarda e ci descrive deve potersi iscrivere nell’alveo dell’ufficialmente legittimo, del consueto, dell’aderente ai valori del sistema sociale di riferimento. Solo a queste condizioni può esservi posto per tutti; un tutti che significa ovviamente un nessuno.

Persino la trasgressione non è più una trasgressione ma un passaggio di circostanza. Incanalata nei giusti percorsi dell’anticonformismo lecito, rappresenta ormai una semplice manifestazione di facciata interamente posta sotto controllo e tollerata come ogni altro fenomeno di “costume”.

Tutto è già pronto, impacchettato, perfezionato, reso conforme, omologato. Basta solo accettarlo, votarlo, calzarlo, comprarlo, spingere il bottone. Zitti, asserviti, identici.

In un mondo fabbricato in serie, popolato da una natura sempre più ridefinita tecno-geneticamente e da una presenza umana indifferenziata che tende ad avere indosso gli stessi indumenti, in faccia gli stessi tratti, nell’animo gli stessi gusti, in bocca le stesse parole e in testa gli stessi pensieri, la soggettività perde di significato.

[da Liberi dalla civiltà, Enrico Manicardi]

 

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