LA FEDE E’ UN DONO


Provate a pensare a quando credevate all’esistenza di babbo natale, all’attesa del suo arrivo, alla gioia dello scartare i doni. Provate a pensare alla paura che avevate da piccoli quando temevate d’incontrare un mostro, un fantasma o un alieno in giardino. Non sapevate bene di cosa essere felici o di che aver paura, ma il solo fatto di credere reale qualcosa creava i presupposti ai quali voi avreste reagito con gioia o terrore.

Pensate alla vittoria della nazionale di calcio ai mondiali o ad altri successi sportivi a cui avete esultato pur non essendo coinvolti nella performance, pur non ricavandone nulla in qualunque esito. Galvanizzati dall’entusiasmo dilagante solo per il fatto che una squadra ha fatto un gol in più durante una partita.

Pensate all’entusiasmo dei fedeli in piazza San Pietro mentre il santo padre sfreccia tra le transenne acclamato come una rock star. Pensate a chi difende ogni scelta, ogni opinione, ogni presa di posizione del clero, per quanto questa possa essere discutibile o addirittura lesiva nei confronti alcune categorie di individui. Pensate a chi resta a capo chino e in ginocchio a fronte di un’ostia consacrata, o a chi difende ogni nefandezza commessa da uomini del proprio gruppo religioso.

Pensate alle folle che inneggiavano i dittatori sanguinari europei del primo novecento o a quelle che sventolano bandiere nazionali: folle forgiate da una meticolosa propaganda martellante e senza contrasto alcuno, ebbre nell’eccitazione del senso di appartenenza ad un potere più grande, disposte a morire per difenderlo o per incrementarne la gloria.

Pensate a chi partecipa alla vita politica, vivendo un’esistenza parallela fatta di programmi tv di approfondimento, di letture di quotidiani e di dibattiti politici con slogan e prese di posizione a difesa di un pensiero partitico, a chi prima delle votazioni ha la consuetudine della chiamata alle urne, “non importa cosa si voti l’importante è partecipare”, “rinunciare ad un diritto non è un diritto”, “se non voti poi non ti lamentare”, “ci si tappa il naso e si vota il meno peggio”, “NON IMPORTA CHI VOTI, L’IMPORTANTE È VOTARE”….

Tutti questi sono esempi in cui la manipolazione culturale ha creato un pensiero unico inviolabile per i più. Una fede attorno cui orbitare senza che possa essere maiviolenza messa in discussione.
Un preciso sentiero battuto da altri dove dirigersi tutti assieme, orgogliosamente. Nulla importa che chi l’ha battuto per primo l’abbia fatto in nome della violenza e del dominio su altri esseri umani e non, il sentiero è tracciato e non si considerano i danni intrinsechi, né può essere messo in discussione alla luce delle variate condizioni che precedentemente lo giustificavano.

L’evoluzione culturale non è che una lunga fila di uomini a capo chino nel seguire le orme di chi li ha preceduti; in testa a questi c’è un precursore che ha violentato la precedente consuetudine culturale, altrettanto lesiva degli equilibri del pianeta, per proprio vantaggio esclusivo.
La “cultura” imperante, la civiltà, altri non è che la fede cieca verso un illusione perpetrata da tempo immemore che, ormai consuetudine, rende ricco e potente qualcuno, impoverendo-uccidendo-sfruttando qualcun altro, proprio mentre stai leggendo.

Iperfocale e CriticaRadicale

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