L’esperimento di Peckham
Riporto questo scritto di Scuola Libertaria riguardo un importante esperimento d’autogestione, quello di Peckham, che contribuisce assieme a tanti altri esperimenti e riferimenti a sottolineare come i disordini e la violenza siano una conseguenza implicita della struttura gerarchica della società (e non della sua ipotetica mancanza/insufficienza).
“Uno degli effetti dell’istruzione è quello di far credere alla gente che in una società senza scuole, come pure senza governi, ci sarebbe solo il caos, la dissoluzione di tutto, l’imbarbarimento della civiltà.
Potrei affermare che queste paure sono soltanto prefigurazioni ipotetiche, o potrei anche dire che il caos, il disordine, l’imbarbarimento sono prerogative di questo tipo specifico di società scolarizzata, stressata, abbrutita, alienata, e lo vediamo ogni giorno; ma gli argomenti che smentiscono le ipotesi e i luoghi comuni della gente sono invece di natura palpabile. Una società fondata sulla libertà e sull’assenza della scuola (intesa come la intendiamo noi ormai da secoli) risulta essere desiderabilissima, e questa non è un’ipotesi. Sono ormai molti gli esempi concreti, i documenti, le analisi, le testimonianze a supporto. Senza escludere la logica stessa!
Vorrei riportare brevemente il risultato di un esperimento condotto in Inghilterra al Pioneer Health Centre di Peckham. 950 famiglie, tra loro sconosciute, che abitavano in una zona di Londra eterogenea dal punto di vista delle culture, furono invitate a convivere in una sorta di club senza capi, senza regolamenti calati dall’alto, e naturalmente senza scuola. Un gruppo di biologi e di fisici osservarono l’esperimento. Il caos si manifestò solo all’inizio, nei primi 8 mesi, a causa della non abitudine alla libertà e dell’abbrutimento acquisito nella ‘vita civile’ (in ogni caso, nessun omicidio, nessuna tortura… sorrido). Riporto le parole di Scott Williamson, il fondatore dell’esperimento: ‘…arrivò un’orda di bambini indisciplinati, che si misero a scorrazzare per tutto l’edificio del centro come se si trattasse di una strada di Londra. Scorrazzando e correndo come teppisti per tutte le stanze, riducendo a mal partito mobilio e attrezzature. In meno di un anno il caos si trasformò in ordine, con gruppi di bambini che nuotavano, pattinavano, giravano in bicicletta, si esercitavano in palestra, giocavano e talvolta andavano addirittura a leggersi un libro in biblioteca… Le corse sfrenate e gli schiamazzi erano ormai cose del passato’.
L’esperimento nacque inizialmente su istanze esclusivamente mediche, gli scienziati della medicina volevano capire se un tipo diverso di società, non governata, autogestita, anarchica, senza capi e senza istituzioni, potesse offrire più possibilità di guarigione nei soggetti considerati ‘disturbati mentali’. Il fatto di aver rilevato anche scientificamente che una comunità autogestita non soltanto è possibile ma è anche garanzia di buona salute per tutti, aprì la strada a nuove riflessioni circa la possibilità di costruire un altro tipo di società. Le riflessioni erano forse nuove per gli scienziati, ma non certo per la pratica e la filosofia anarchiche.
Questo successo preoccupò ovviamente le istituzioni, la classe al potere, e il centro venne chiuso coercitivamente nel 1950 perché – dissero dai palazzi del potere – andava contro il Sistema Sanitario Nazionale. Il complesso architettonico, anche quello progettato in modo tale da agevolare la socializzazione spontanea, venne convertito in complesso di abitazioni private nel 1990. Tuttavia The Pioneer Health Foundation esiste ancora e, anzi, quello che si propone di fare – scrivono dal sito – è proiettarsi nel XXI secolo sulla scorta dell’esperienza autogestionaria per una società libera e liberata dalle istituzioni. Il paradosso è che la paura della gente sulla eventuale assenza di istituzioni (veri e propri dogmi) diventa terrore proprio quando si dimostra concretamente che quella gente ha torto nel pensarle necessarie. Questo tipo di terrore dunque non ha più a che fare con la nefasta prefigurazione di ciò che non si conosce (la paura dell’ignoto), riguarda invece la coscienza individuale delle persone che hanno conosciuto (come i lettori di questo post), il che è un paradosso; ma sull’argomento coscienza gli unici che possono intervenire sono le persone stesse, intimamente, autonomamente, e soprattutto onestamente. L’esperimento di Peckham venne analizzato anche da John Comerford, il quale così scrisse nel 1947 a riguardo: ‘una società lasciata a se stessa, in condizioni tali da consentirle una spontanea espressione dei suoi bisogni, è in grado di trovare i modi della propria conservazione e raggiungere un livello di armonia dei comportamenti ben al di sopra delle possibilità di qualsivoglia leadership imposta dall’esterno’.”
Fonte: Mosca Bianca
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