AMBIENTALISMO E ANTISPECISMO

Una delle cose su cui vale la pena riflettere è se e quanto la questione ambientale debba entrare nella questione antispecista.

Nell’attivismo antispecista molte persone ritengono la questione ambientale un’argomentazione “indiretta” rispetto alla questione animale, alcune addirittura la ritengono antropocentrica e altre ancora pensano che l’ambientalismo debba starefuori dall’antispecismo perché quest’ultimo si regge in piedi da solo, ha una sua precisa collocazione argomentativa, filosofica e politica che basta a se stessa. La questione ambientale viene spesso considerata antagonista specista dell’aspetto etico dell’antispecismo.

Noi nutriamo molti dubbi rispetto a queste posizioni.

È sotto gli occhi di tutti che gran parte dell’ambientalismo oggi sia trattato in forma superficiale e antropocentrica: non si contano le analisi miopi che, davanti ad un disastro globale, propongono soluzioni ridicole, di facciata e basate solo sui bisogni della civiltà, lasciando completamente fuori dall’equazione l’animale come individuo. Ma questo non esclude, né filosoficamente né nella pratica, un approccio radicale e antispecista della questione ambientale. Se questo si può fare ed è già stato fatto (ad esempio dall’ambientalismo profondo, ecologia sociale, fino al primitivismo e al rewilding – ognuno dei quali non senza errori, mancanze e derive ovviamente), allora perché continuare a vedere l’ambientalismo solo come un argomento umano e per gli umani?

Quello che stiamo facendo al pianeta non riguarda forse tutto il resto del vivente? Addirittura ci chiediamo: si può affrontare l’antispecismo inteso come liberazione animale senza affrontare anche quello che l’essere umano sta facendo al pianeta attraverso il processo di civilizzazione? Possiamo davvero concepire una liberazione animale in un mondo minacciato su scala globale da cementificazione, industrializzazione, modificazione climatica, ecc.?

L’antispecismo ha dimostrato (salvo rare e tristi occasioni) di avere in sé anche una netta componente anticapitalista, ma questa non basta ad affrontare la questione ambientale perché i danni che causiamo al pianeta hanno origini filosofiche e pratiche molto antecedenti al capitalismo, quindi pensare che con la critica al capitalismo la questione ambientale sia affrontata o possa addirittura essere risolta è un errore.

Più ci pensiamo e più crediamo che la questione animale debba al suo interno contenere anche la questione ambientale, senza che quest’ultima sopprima o sostituisca l’aspetto etico, anzi, la questione ambientale dovrebbe essere un arricchimento anche di quell’aspetto. Se l’etica è il risultato di una presa di responsabilità, allora questa deve essere rivolta non solo alle altre specie ma anche all’ambiente che le ospita: nessuna vita su questo pianeta è slegata dalle altre vite, sia animali che vegetali, così come tutto è legato a cicli biologici, ecosistemi, ecc. in una rete di esistenze assolutamente interconnesse e interdipendenti. Lo sfruttamento e la detenzione diretti degli animali sono aspetti tragici che vengono giustamente affrontati dall’antispecismo, ma spesso non c’è una critica altrettanto aspra ad esempio contro l’acidificazione dei mari, l’inquinamento atmosferico, la desertificazione. È chiaro che non ha senso considerare solo la liberazione animale dallo sfruttamento e dalla detenzione se poi persino fuori dalle gabbie questi individui sono comunque sempre più minacciati e in pericolo.

Temiamo che una critica di liberazione animale non sarà mai completa fintanto che in questa critica non rientrerà anche quella verso il nostro modo di intendere e intervenire nell’ambiente, nei cicli naturali e nel nostro rapporto con la natura intesa come un insieme sociale di meccanismi vitali.
Forse l’antispecismo dovrebbe allora sforzarsi di riprendere in mano la questione ambientale affinché non venga banalizzata e dirottata in termini specisti e non radicali; dovremmo forse smettere di preoccuparci di evitare l’ambientalismo come fosse una questione non etica e scollegata alla liberazione animale e iniziare invece a chiederci come e con quali fini occuparcene, in modo che anche questo aspetto si integri, come è giusto che sia, nel panorama delle responsabilità cui dobbiamo fare fronte nella strada per la liberazione totale.

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