Odio e violenza, dal web alla reale vita quotidiana
Grazie alla tecnologia prêt-à-porter, ai social, alla delega del nostro io ad un avatar virtuale, abbiamo completamente dimenticato dove si collochi l’asticella del buon senso. Anche solo immaginare che dall’altra parte del nostro device ci sia una persona che come noi può sentirsi accusata ingiustamente, può sentirsi in pericolo, può provare paura o emozioni negative, non ci tange più, non ci riguarda più. E questo ha definitivamente reso il web uno svuota-tasche, un contenitore di gelatine manipolabili da massive operazioni di propaganda, che “guidano” qui e là intenti e opinioni, creando arene pseudo ideologiche in cui leoni e prigionieri tentano di sopravvivere a suon di paroloni e offese.
E così devono arrivare agenzie di garanzia a ricordare a tutti che si è ben varcata la soglia della violenza. Che l’odio viaggia anche lì, tra i post, e diventa reale, tangibile, e fra i post si alimenta, prende forma, cresce, matura e trasuda poi nella vita reale, ogni giorno.
Questo “impero virtuale” sta colonizzando il nostro modus vivendi rendendosi artificiosamente indispensabile, facendocelo credere, ci rende insensibili, siamo produttori di bit che le multinazionali guidano, analizzano, rivendono e incentivano.
Le religioni hanno puntato alle anime.
La tecnologia è andata bene oltre. Ha colonizzato il nostro immaginario collettivo, e ci sta trasformando. Di fatto siamo al servizio di ciò che abbiamo creato, proni di fronte ai form dei nostri login. Una schiavitù ben più totalizzante.
Non devi avere fede per credere nella tecnologia. È lei che crede in te.
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