L’Amazzonia e le nostre responsabilita’

L’Amazzonia è invasa dalle fiamme. Gli incendi che la stanno colpendo sono aumentati rispetto allo scorso anno e si sommano all’inarrestabile deforestazione. Non è possibile considerare questi incendi come spontanei o legati al cambiamento climatico (che pure ci vedrebbe responsabili), poiché nel clima umido delle foreste pluviali “per dare il via a un incendio serve il contributo umano, che sia deliberato o accidentale”.

Perché qualcuno dovrebbe fare intenzionalmente una cosa del genere?

Perché bisogna far posto alle miniere, alle attività di estrazione e di produzione di petrolio e gas.
Perché bisogna far spazio alla produzione agricola, in particolar modo quella legata alla coltivazione della soia, che verrà poi esportata in Europa, in Oriente e negli USA per sfamare gli animali che schiavizziamo e sfruttiamo negli allevamenti.
Perché bisogna allontanare le popolazioni indigene che vi vivono, che si oppongono al processo di deforestazione e dunque al “progresso economico” tanto ricercato dagli Stati (in questo caso, il Brasile di Bolsonaro).

Tutto ciò, oltre a causare un danno diretto alla vita che popola quell’area del mondo, non fa altro che peggiorare le già critiche condizioni climatiche del pianeta. La foresta pluviale dell’Amazzonia, infatti, “assorbe ogni anno 2,2 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, il gas dell’effetto serra e dei cambiamenti climatici: più dei 1,7-1,9 miliardi di tonnellate che gli alberi amazzonici morti restituiscono all’atmosfera. Però gli incendi e la sostituzione degli alberi con i campi di soia possono ribaltare il bilancio e trasformare il polmone malato del pianeta in una fonte di emissioni”.

Le nostre scelte alimentari, il nostro stile di vita, il sistema che supportiamo e “votiamo” ogni giorno: ecco cosa si nasconde dietro tutta questa distruzione. Non possiamo più girarci dall’altra parte, fingere di non essere responsabili, di non poterci opporre.

Se siamo in grado, nel nostro piccolo, di causare così tanta distruzione e sofferenza, siamo anche in grado di fermarla.
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Nella foto la città di San Paolo a mezzogiorno a causa del fumo e delle polveri provenienti dai roghi in Amazzonia a 3000 km di distanza.

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