CI STIAMO “MUOVENDO COME DEGLI ZOMBI VERSO UN FUTURO DISTOPICO”
“Lui si chiama Philip Alston, ha 69 anni, è australiano e da tempo lavora come esperto delle Nazioni Unite. Il rapporto che ha presentato all’assemblea generale analizza gli effetti dell’adozione delle tecnologie digitali nella pubblica amministrazione e in particolare sulle cosiddette misure di welfare, di assistenza sociale. Le conclusioni sono sorprendenti ed allarmanti: dice, in buona sostanza Alston, che il digitale rischia di penalizzare i più poveri due volte. La prima, quando di fatto li esclude dal cambiamento in corso (in Italia 18 milioni di persone non hanno mai usato internet nell’ultimo anno: di solito hanno la licenza media ed elementare, spesso hanno più di 55 anni, e abitano in prevalenza lontani dalle grandi città. Sono gli esclusi di cui nessuno si cura). La seconda volta quando li scheda e demanda a software ed algoritmi la gestione di casi che spesso sono casi umani che non si possono risolvere solo tenendo conto di una astratta efficienza. Insomma, secondo Alston, che ha raccolto molti esempi da diversi paesi, Italia compresa, nel nome della rivoluzione digitale ci staremmo muovendo come degli zombi verso un futuro distopico. Un futuro in cui l’utilizzo dei dati personali, che il digitale facilita, viene usato per punire anche le più piccole irregolarità dei più deboli; oppure a sorvegliare, monitorare ed eventualmente punire quelli che vivono situazioni di disagio.”
Incredibilmente, nonostante la situazione sia sempre più allarmante, le soluzioni proposte restano sempre nell’ambito di piccoli aggiustamenti molto poco credibili, come fare attenzione a scrivere “algoritmi più umani”
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