Caccia e amore per la natura

I cacciatori dicono spesso di amare la natura, ma sembra più credibile che amino semplicemente il loro hobby che, per molte ragioni, non può essere semplicemente definito uno sport.

Se i cacciatori amassero la natura, probabilmente smetterebbero di inondarla di piombo e plastica per uccidere chi la abita e poi si chiederebbero cosa possono fare per la sesta estinzione di massa in corso, per il cambiamento climatico, per la deforestazione ecc. Ma purtroppo i concetti di “amore” e “natura” sono labirinti molto accoglienti per qualsiasi interpretazione.

Quello che il cacciatore fa col fucile potrebbe benissimo farlo con una macchina fotografica, ne beneficerebbero tutti: i boschi e chi li vive, le persone che vengono ferite/uccise per sbaglio o spaventate e persino i cacciatori stessi che smetterebbero di spararsi a vicenda.
Verrebbe meno però la “soddisfazione” di aver predato, questo è il vero problema. Ma l’idea e la voglia di predare derivano a nostro avviso principalmente da due mistificazioni culturali.

La prima è che l’essere umano avrebbe l’istinto della caccia, cosa molto difficile da sostenere per diversi motivi. Uno di questi è ad esempio il fatto che gli umani hanno sempre avuto bisogno di utensili, non essendo naturalmente attrezzati per la caccia, quindi non si capisce perché dovrebbero essere attrezzati del relativo istinto. Infatti la maggior parte delle persone non sente nessun impulso di cacciare, anzi siamo di norma disgustati dalla vista del sangue e non siamo certo attratti dall’odore di una carcassa. Certo qualcuno potrebbe avanzare l’ipotesi che questi sono tratti che potremmo avere perso con l’evoluzione, ma allora ancora meno si spiegherebbe come si sia potuto perdere questi e mantenere l’istinto a cacciare. D’altro canto altri impulsi come quelli del sesso, che è veramente un istinto, sono sentiti da tutti.
Sembrerebbe quindi molto più logico parlare non di istinto ma di antiche tradizioni, e le tradizioni sono in continuo mutamento da quando esistono.

La seconda mistificazione consiste nell’individuare nel cacciatore l’ultimo “archetipo” del cacciatore raccoglitore che è un’interpretazione condivisibile a patto di ammettere che ne è l’estrema degradazione se non una ridicola parodia.
I cacciatori-raccoglitori vivevano nell’ambiente in cui cacciavano, ne facevano parte, costruivano gli utensili con le loro mani ma soprattutto la loro caccia era espressione di un bisogno.
Il cacciatore moderno vive in appartamento, compra un fucile in un negozio grazie a una licenza e non ha nessun bisogno di cacciare dal momento che è circondato da supermercati.

Parliamo quindi dell’estrema degradazione di una vecchia tradizione la cui rinuncia porterebbe degli importanti benefici.

È paradossale anche il fatto che gli archetipi veramente credibili del cacciatore raccoglitore, che esistono ancora nei pochi gruppi aborigeni rimasti sul pianeta, sono minacciati dalla deforestazione e dalle industrie utili anche a costruire fucili, cartucce e pallottole per i cosiddetti cacciatori.

 

Il nostro video “Prede e Predatori

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