L’AMORE ANCHE BASTA
Non so se ci avete fatto caso, ma il concetto di amore è molto caro a una grandissima varietà di pensieri. Dai religiosi, agli spiritualisti, ai politici, agli economisti, agli anarchici bombaroli e addirittura ai fascisti. L’amore di cui è fatto l’universo, l’amore di Bresci che spara per vendetta, l’amore per la patria e le tradizioni. Ma anche l’amore per la squadra del cuore, quello per la mamma, quello per la cucina, è sempre “amore”.
Proprio come per il concetto di “Dio”, “amore” vuol dire tutto e niente, l’unica cosa su cui concordano tutti è che sia qualcosa di positivo. Ma positivo per chi? Forse non è un caso che lo slogan “Dio è amore” si sia dimostrato utile per omologare e controllare miliardi di persone ma non per unirle nella convivenza pacifica e nel rispetto delle diversità.
Oltre all’evidente ed estrema interpretabilità, il concetto di “amore” presenta almeno altri due problemi quando viene consigliato come approccio generalizzato alla vita.
Il primo è che se vogliamo intendere l’amore come una pacifica convivenza fatta di condivisione e attenzione alle sensibilità altrui, è evidente che non stiamo parlando di una premessa, ma semmai di una conseguenza di tutta una serie di condizioni che vanno prima create.
Il secondo è che l’approccio di una persona verso un’altra non potrà mai essere incondizionatamente amorevole, se non per finta. Per pura convenzione. Se non ci sono condizioni particolari che lo impediscono due o più persone potranno al limite avere un approccio rispettoso degli spazi reciproci, poi, se i caratteri combaciano, potranno anche volersi bene e/o amarsi, ma non è scontato nemmeno nelle migliori condizioni.
L’essere umano è un animale sociale come molti altri, l’evoluzione ci ha scolpiti per centinaia di migliaia di anni per essere collaborativi ed empatici, ma la natura oltre a essere fatta di simbiosi e condivisioni è fatta anche di scontri. Senza contare che non siamo più animali liberi, siamo animali che si sono talmente auto-addomesticati da essere pieni di gabbie mentali e a volte anche materiali.
Non si può chiedere a un animale in gabbia di approcciarsi alla vita con un sentimento aprioristicamente positivo verso il mondo che lo circonda, perché individuare come negativo quello che ci imprigiona o che ci fa stare male fa parte della nostra capacità di difenderci. E se non ci difendiamo da soli, di sicuro non lo farà l’amore, figuriamoci dio.
Parlare di “amore” e fregarsene di criticare tutte quelle condizioni che di fatto hanno sempre generato scontri tra le persone è come parlare della pace del mondo dal palco di miss Italia. È una retorica vuota, utile solo ad assolverci dalle nostre responsabilità e che edulcora pericolosamente una realtà che al contrario andrebbe seriamente decostruita.
Forse non è un caso che il concetto di amore sia estremamente e magicamente trasversale, mentre i concetti di responsabilità e senso critico verso lo status quo lo siano molto ma molto meno.
Quindi, amore? Amore anche basta.
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