LO SVILUPPO DELLA DIPENDENZA
Quando si parla di dipendenze, il metodo risolutivo universalmente più diffuso è quello di prendere i “drogati” e punirli, perché si è sempre pensato che questo li possa scoraggiare incentivandoli a smettere.
Ma cosa causa la dipendenza?
E’ vero che conosciamo l’aspetto fisico della questione, ma sappiamo se è preponderante o meno rispetto a quello psicologico?
Osservando l’ormai famoso esperimento del topo con due contenitori d’acqua, uno contenente sostanze stupefacenti ed uno senza, si può notare come il topo scelga velocemente quello contenente cocaina o eroina riducendosi a morire nel giro di poco tempo.
Tuttavia lo psicologo e professor emerito Bruce Alexander notò che questo topo non poteva fare altro se non drogarsi. Il topo non poteva mangiare cibo apprezzabile, non poteva fare sesso, non poteva socializzare, non poteva giocare. Insomma era isolato in una gabbia vuota.
Così Alexander ricreò queste condizioni all’interno di una gabbia (“Rat Park”). In questo caso i topi non apprezzarono la droga. Non la usarono quasi mai, nessun topo la utilizzò compulsivamente e nessuno andò in overdose.
Si passa quindi da un 100% di overdose nei casi in cui sono isolati a 0% quando vivono socialmente connessi e soddisfatti.
“Si, ma i topi non sono uguali a noi.” Questo, per quanto l’esempio rimanga utile alla comprensione, è vero.
(S)Fortunatamente abbiamo un esempio umano molto simile. La guerra in Vietnam, dove il 20% delle truppe americane si faceva di eroina.
“Avremo centinaia di migliaia di tossici per le strade americane”, si sentiva dire.
Invece no: i casi sono stati seguiti in maniera dettagliata dopo la guerra ed il 95% di loro ha semplicemente smesso.
E se la dipendenza fosse un adattamento alle circostanze in cui viviamo?
Gli esseri umani hanno un innato e naturale bisogno di connettere. Con gli altri, con l’ambiente, con la comunità.
Quando ci sentiamo in salute e felici, siamo in grado di connettere tra noi.
Ma se qualcuno non può farlo perché è traumatizzato, isolato o schiacciato dalla vita e da ciò che lo circonda, è probabile che cercherà senso di sollievo in qualcos’altro.
Che poi questo possa portare all’abuso di scommesse, di cocaina, di cannabis o di alcol, è un altro discorso. Ma è, per i motivi più o meno importanti e di cui siamo più o meno coscienti, una conseguenza che ha un’origine.
Nonostante ciò, si continua a punire, a svergognare, a criminalizzare, ad isolare, quando potremmo invece riflettere sul perché così tante persone si sentano disconnesse. E magari su cosa cambiare affinché questo non succeda.
Il problema di fondo non è l’individuo, ma l’ambiente circostante.
Abbiamo sempre più cose materiali, ma abbiamo perso tanto altro.
Risultiamo essere una delle società dove ci si sente più soli di sempre.
C’è qualcosa di sbagliato in noi, non solo come individui ma come gruppo.
Abbiamo creato una società dove per molti la vita assomiglia molto più all’isolamento nella gabbia vuota rispetto al “Rat Park”.
Fonte: Mosca Bianca
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