UN MONDO DI MACCHINE

Spesso sento sollevare il problema dell’automazione del lavoro.

Da una parte c’è chi lancia allarmismi perché: “Le macchine ci ruberanno il lavoro”, “L’uomo che farà?!”, “Senza lavoro non c’è dignità!”, “Saremo tutti disoccupati!”, ecc.

Dall’altra si schierano quelli che tranquillizzano: “le macchine lavoreranno per noi rendendoci liberi”, “non dobbiamo temere l’automazione ma farla esplodere”, “tutto sarà più efficiente”, ecc.

Non vedo nessuno porsi davanti al fatto che, dovunque stia la verità fra i due schieramenti, se è palese che il mondo in cui viviamo può essere gestito da macchine, altrettanto evidente è che noi abbiamo creato un mondo di macchine, adatto alle macchine, per le macchine, non per l’uomo. Viviamo in un sistema che vuole efficienza, velocità, produzione, consumo, innovazione, programmazione, settorialità, dipendenza, catena di montaggio.
E come se tutto questo fosse normale, auspicabile e benevolo, ci occupiamo maldestramente di come gestire le sue conseguenze, di capire quale potrà essere il nostro ruolo nel mondo delle macchine e fingendo di non renderci conto che siamo e saremo solo il loro carburante.

Non vedo nessuno porsi davanti al fatto che questa vita non è più vita.

Mason Massy James

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