UNA PANCHINA PER 150 AMICI
“Vorrei mettere una panchina proprio qui fuori, accanto all’ingresso di casa. Dar la possibilità ai passanti di riposarsi, di godersi il fresco ed il silenzio di questa stradina. E vorrei, quando siamo in casa, esporre un cartello dove scrivere ‘Suonate il campanello se volete una tazza di tè o un bicchiere di limonata, sarà un piacere donarveli!’. Che ne dici?”
Dico che l’idea di Ilaria è splendida. Ci incontriamo virtualmente tutte le sere su Facebook con migliaia di persone ma troppo raramente abbiamo la possibilità di sederci accanto a qualcuno per condividere qualcosa che ci piace. Trovo che queste ultime due parole così abusate sul social network racchiudano invece l’essenza stessa di questo libricino. E allora evviva la passione di Ilaria per tisane e bevande naturali, evviva la sua natura così social, e ben venga la panchina! E proprio cercando sul web la panchina giusta abbiamo scoperto che da quest’oggetto di arredo per esterni sta sviluppandosi un altro ramo della rivoluzione della condivisione. Dedicate qualche minuto ai link di fondo pagina e scoprirete anche voi il mondo delle social panchine. Per esempio quelle del designer danese Jeppe Hein, installate nella città di De Haan, in Belgio, che grazie alle loro forme atipiche e fantasiose costringono allegramente le persone sedute ad interagire fra di loro, a guardarsi, a parlarsi, perfino a toccarsi e naturalmente, a sorridere. Oppure le newyorchesi Tazzapanche, dalla forma circolare che gira un poco ogni volta che qualcuno entra ed esce per sedervisi. In queste Meeting bowls le persone che interagiscono sono ancora più numerose rispetto alle altre panchine e l’atmosfera è ancora più intima. Simile del resto a quella che si respira nelle sedute a “sedere di bottiglia” del designer Marteen Pauwelyn, più orientate al parla e bevi per gruppi di cinque persone.
Perfino le aziende intuiscono il potenziale del social seating tant’è che la Fisherman’s Friend ha creato la sua “panchina dell’amicizia” sulla quale è praticamente impossibile sedersi senza almeno un amico, guardate il video e capirete perché (e vi verrà voglia di provarla!). C’è poi la Twitter-panchina, sì, esiste anche questa, che cerca di connettere comunità virtuali con comunità reali e le piazze digitali con i parchi pubblici dove è installata. Come? Attraverso il suo look twitteriano per poterla riconoscere facilmente, e con il famoso uccellino blu di Twitter che nasconde una fotocamera per fotografare chi si siede sulla panchina, l’uso che ne fa, lo spazio circostante. Nasce così uno scambio dalla realtà fisica alla rete in diretta, con comunità che ne parlano e ne twittano, persone che si avvicinano… Insomma dietro, o meglio sopra, ad una panchina ed ai tanti modi per reinterpretarla in chiave social sta emergendo ancora una volta il nostro bisogno di uscire da un sistema che crea atomizzazione e solitudine e di riabbracciare, in tutti i sensi, i nostri compagni umani. Ma poi, quanti ne possiamo abbracciare davvero? Beh, in un mega rave possiamo abbracciarci in migliaia, così come possiamo avere migliaia di amici su Facebook ma, secondo un autorevole studio dell’antropologo britannico Robin Dunbar esiste un numero (il numero di Dunbar, appunto) oltre il quale diventa impossibile mantenere relazioni sociali significative e stabili. Questo numero ruota intorno a 150 e pare esser determinato dal nostro cervello e dalla nostra capacità di elaborazione neocorticale e sembra proprio che in noi e nel nostro computer cerebrale non ci sia né spazio né tempo sufficienti per un numero infinito di amici. Certo, nell’economia del dono e dei sogni, i social network possono darci una grande mano per far circolare nuove energie e per creare estese reti di utilità pubblica. Ma in quest’era global-digitale una grande mano può arrivarci anche da tutte quelle piccole grandi idee che possiamo trasformare in realtà, qui e ora e che ci permettono di incontrarci di persona e di intessere autentiche relazioni anti-crisi. Che sia il sedersi su una panchina con uno, due, tre o 150 amici, o quella splendida e pazza idea che vi frulla nella testa e che ancora non ci avete raccontato…
Tratto da: 33! L’economia che fa cantare di gioia
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